Di un duello tra Malatesta e Montefeltro – Eugenio Larosa
Siamo nelle Marche, nell’estate del 1444, Francesco Sforza è alla conquista della regione, ad impedire la sua avanzata una lega formata dal duca di Milano, papa Eugenio IV e il re di Napoli.
In seguito ad una serie di vittorie tra cui la più importante fu la battaglia di Montolmo, combattuta e vinta da Francesco Sforza, il 19 agosto, contro le forze di Francesco Piccinino, figlio maggiore di Niccolò: lo Sforza riottenne il pieno controllo di quasi tutto il territorio marchigiano.
In difficoltà, il Papa si trovò obbligato a cercare una soluzione di compromesso. Questa soluzione si concretizzò in una tregua, la quale perdurò per sette mesi e fu ufficializzata con la firma avvenuta l’11 settembre 1444. Seguì poi un trattato di pace, sottoscritto il 10 ottobre, che portò al riconoscimento da parte del Pontefice del dominio di Francesco Sforza sulla Marca, ad eccezione delle città di Osimo, Recanati, Fabriano e Ancona.
Sigismondo Malatesta, signore di Rimini, a cui andava per gran parte il merito della vittoria sforzesca di Monteluro, non aveva ottenuto troppi vantaggi dalla condotta firmata con Francesco Sforza; in particolare erano stati impediti i suoi tentativi di occupare Pesaro, compensati tra l’altro in meschina misura dal possesso di alcuni castelli del contado, sul confine con Rimini, a lui aggiudicati con la mediazione dello Sforza. Anche le sue azioni di conquista nel Montefeltro contro lo Stato di Urbino si erano concluse con modestissimi incrementi territoriali.
La situazione divenne per lui però insostenibile quando, nel dicembre 1444, Francesco Sforza accolse sotto le sue bandiere Federico da Montefeltro. Davanti a quello che considerava quasi un tradimento (il suo peggior nemico al servizio del suocero), Sigismondo Pandolfo iniziò pratiche per una condotta al servizio della lega antisforzesca, che fu firmata il 14 marzo 1445, quando ormai era venuto a conoscenza di uno schiaffo a lui fatto dal conte di Montefeltro e dal Marchese della Marca: l’acquisizione fatta dai due di Pesaro e Fossombrone.
All’inizio di febbraio, la rivalità tra i due condottieri assunse toni personali. Sigismondo Malatesta, oltraggiato dalle calunnie diffuse dagli oratori del Montefeltro a Roma e impossibilitato ad affrontare militarmente Federico a causa della sua alleanza con lo Sforza, decise di adottare un approccio comunque diretto.
Inviò dapprima una lettera di richiesta a duello e a ribadire le sue ferme convinzioni, in un secondo tempo, inviò un suo rappresentante ad Urbino a ribadire la sfida a duello.
LA LETTERA
La V. S. sa le differenze sono state un pezzo fra noi ; e se in quelle avesse buono giudizio, intenderia molto bene, la colpa essere dal canto suo, e non dal mio.
La pazienza non mi giova, nè pare siate disposto ad emendarvi; anzi ogni dì moltiplicate errori.
Nuovamente avete scritto in mia calunnia in corte di Roma, e fatto dire male di me: delibero non lo comportare; anzi mostrare della persona mia alla vostra, che son più valente uomo che non siete voi , anzi siete uno cattivo, fate male ad oltraggiarmi.
Al Sig. V. S., sono consapevole che le divergenze sono state un ostacolo tra di noi; e se aveste buon senso riguardo a esse, comprendereste chiaramente che la colpa è dalla vostra parte, non dalla mia. La mia pazienza è giunta al limite, e sembra che non siate incline a correggervi; anzi, ogni giorno aumentate gli errori.
Avete nuovamente diffamato il mio nome presso la corte di Roma, diffondendo false voci su di me. Ho deciso di non tollerarlo più e di dimostrare che, rispetto a voi, sono un uomo di gran lunga più valoroso, mentre voi siete solo un individuo malvagio che si macchia ingiustamente di oltraggi nei miei confronti.
Perciò mando là Signor Giovanni da Sassoferrato, mio cancelliero, con pieno mandato a richiedere di duello; il quale già per vostra lettera avete accettato: e non ostante che il detto ser Giovanni abbia l’istrumento publico di procura, ho voluto scrivere questa lettera per maggior fede, pregandovi che vogliate accettare ; e accettando , come son certo che farete, essendo quel valente uomo che dovete e dite, piacciavi mandare un vostro famiglio intendente, informato di vostra intenzione, del modo, tempo e loco che abbiamo a combattere, acciocché si venga a conclusione; e dissi intendente, perché sia idoneo.
Insieme con quello manderò a chiedere quello tale loco che insieme rimarremo d’accordo; e detto vostro che manderete, voglio che venga sicuro con quattro cavalli; e questa mia lettera sia pieno e valido salvacondotto per lo suo venire, stare e tornare liberamente: ed in caso che non lo accettaste, che non lo credo, vi ne avviso che procederò contro di voi si come richiede il mestiero, e più e meno, secondo mì parerà.
Rimini, die xxi feb. 1445. Sigismundus Pandolfus de Malatestis,
illustrissimi Comitis Franc. Sfortic capitaneus generalis -Fuoris- R. Domino Fe.Monteferet.
Arch. Gener. di stato, Carte d’Urbino ; Lettere, filza 404.
TRASCRIZIONE
Alla vostra signoria, sono consapevole che le divergenze sono state un ostacolo tra di noi; e se aveste buon senso, comprendereste chiaramente che la colpa è dalla vostra parte, non dalla mia.
La mia pazienza è giunta al limite, e sembra che non siate incline a correggervi; anzi, ogni giorno peggiorate la situazione.
Avete nuovamente diffamato il mio nome presso la corte di Roma, diffondendo false voci su di me.
Ho deciso di non tollerarlo più e di dimostrare che, rispetto a voi, sono un uomo di gran lunga più valoroso, mentre voi siete solo un individuo malvagio che si macchia ingiustamente di oltraggi nei miei confronti.Pertanto, invio il Signor Giovanni da Sassoferrato, il mio cancelliere, con l’autorizzazione completa per richiedere un duello, che avete già accettato tramite vostra lettera. Nonostante il fatto che il suddetto Signor Giovanni abbia già l’atto notarile della procura, ho ritenuto opportuno scrivere questa lettera per conferma aggiuntiva, chiedendovi di accettarla.
E poiché sono certo che lo farete, essendo l’uomo valoroso che affermate di essere, vi prego di inviare un vostro rappresentante informato sulle vostre intenzioni, sul modo, il tempo e il luogo in cui dovremo combattere, affinché possiamo giungere a una conclusione. Ho specificato “intendente” perché deve essere qualificato per questo compito.
Insieme a lui, chiederò di concordare il luogo in cui svolgeremo il duello; e quando invierete il vostro rappresentante, desidero che giunga in sicurezza con quattro cavalli. Questa mia lettera costituisce un salvacondotto pieno e valido per il suo viaggio, la sua permanenza e il suo ritorno senza impedimenti.
Nel caso in cui rifiutiate, anche se ritengo che non lo farete, vi avverto che agirò contro di voi secondo quanto richiesto dalla circostanza, con la massima severità o clemenza a mio giudizio.
EPILOGO
Tuttavia, nonostante la tensione e la sfida dichiarata, il duello tra Sigismondo Malatesta e Federico non ebbe mai luogo.
Ma vi furono altri scambi di missive e presto ne pubblicherò un’altra.
Di un duello tra Malatesta e Montefeltro – Eugenio Larosa