Documenti Storici Il Poliziano testimone della congiura de Pazzi Tempo di lettura: 3 minuti 26 aprile 1478, Domenica prima dell’ascensione, in Duomo, a Firenze si celebra la Santa Messa , Lorenzo e Giuliano de Medici verranno aggrediti dai congiurati, Giuliano perderà la vita mentre Lorenzo miracolosamente si salva. Testimone del fatto che poi passerà alla storia come “La Congiura dei Pazzi” è Angelo Ambrogini al secolo Poliziano, poeta e umanista alla corte di Lorenzo de Medici. Lo stesso poeta ci riporta la vicenda in una cronaca Pactianae coniurationis commentarium , opera in latino di cui noi riproponiamo una parte nella sua, postuma, trascrizione in volgare : “Comunicatosi appena il prete, a un cenno Bernardo Bandini, Francesco Pazzi e altri Congiurati giratoli attorno pigliano in mezzo Giuliano. Bandini il primo con un colpo trapassali il petto. Il semivivo fa prova fuggire e lui dietro. Fatti alcuni passi e mancandoli col sangue le forze mentre stramazza eccoli sopra Francesco, e i colpi non aspettano i colpi. Così t’ammazzano quel sì dabben Giovane. Il servo che l’accompagnava. tutto impaurito. era vituperevolmente corso a rimpiattarsi. Nel tempo stesso gli scherani destinati a Lorenzo sonogli addosso. Il Volterrano con la sinistra gli afferra una spalla, miragli un colpo alla gola. Egli imperterrito, giù il mantello, al sinistro braccio lo avvolge, fuori la spada, ma nel voler districarsi è ferito nel collo. Il prode e animoso snuda il pugnale, guardasi intorno, diffendesi. Sgomentati i sicari si fuggono. Nè poco fecero per lui Andrea e Lorenzo Cavalcanti suoi paggi, il secondo de quali è ferito in un braccio. Che tumulto il popolo! Uomini, donne, preti, fanciulli, che scappano nè alcuno sa dove. Che schiamazzo che gemiti. Tutti parlano nessuno s’intende. Alcuni credettero fin rovinasse la Chiesa. Il Bandini, trucidato Giuliano, nè pago di sua parte cerca Lorenzo, ma egli s’era già salvato in sagrestia. Imbattendosi però in Francesco Nori molto esperto facitore delle cose de Medici, te gli affonda la spada nel petto, e quasi il fa a ghiado. Il palpitante cadavere è portato nella sagrestia dove s‘era Lorenzo rifugiato. Allora io e altri che quivi c’eravamo recati, la porta ch’era di bronzo chiudemmo, e così dal pericolo che l Bandini ci fosse addosso ci salvammo. Mentre poi custodiamo la porta, chi trema dalla paura, e chi per la ferita di Lorenzo. Antonio di Jacopo Ridolfi dabben giovine succhiarli la piaga. Lorenzo nulla badare alla sua salute ma continuamente chiedere “È salvo Giuliano”. Poi sdegnoso minacciare e dolersi che la sua vita si voglia da chi meno il dovrebbe. Immantinente un groppo di armati Giovani devoti a Medici accalcansi alla porta, gridano a una voce “siamo amici siam parenti … esca Lorenzo, prima che gli avversari prendan piede”. Noi di dentro titubanti “nemici od amici … è salvo Giuliano” ma essi silenzio. Allora Sigismondo Stufa, molto amico, e fin da fanciullo affezionatissimo a Lorenzo, monta le scale, va sulla cantorìa, guarda in Chiesa, vede il cadavere di Giuliano per terra, riconosce amici di fuora e grida “Aprite”. Entrano, mettonsi in mezzo Lorenzo, e per via da non s’incontrare nel morto sel conducono a casa. Io diritto a casa ritorno, ma imbattutomi in Giuliano crivellato dalle ferite, in un mare di sangue e miseramente steso per terra, dall’importabile pena vagello, e quasi fuor di me da vari amici sostenuto sono a casa riportato.” Mi piace:Mi piace Caricamento... Share This Previous ArticleProtesta contro Galeazzo Maria Sforza Next ArticleCaricar Bombarde 26/04/2017