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In una novella quattrocentesca di Sabadino degli Arienti, un contadino della campagna bolognese di nome Zuco Padella infrange ogni notte i doveri del suo stato, andando a rubare le pesche nel giardino del padrone.
Scoperto e catturato con una trappola per animali (il contadino è bestia, come prenderlo altrimenti?), viene “lavato” con acqua bollente e assalito con dure parole:
“Un’altra volta lassa stare le fructe de li miei pari e mangia de le tue, che sono le rape, gli agli, porri, cepolle, e le scalogne col pan de sorgo”.