Lettera di Francesco Piccinino al fratello minore Giacomo Piccinino all indomani del loro tradimento allo Sforza a favore della Repubblica Milanese.(1440)
” Nel nobile mestiere del soldato il sentimento dell’onore non deve assoggettarsi alle sottigliezze della dialettica.
Se in ogni guerra io dovessi giudicare gli Stati a pro o a danno de’ quali io guerreggio, forse non ne troverei giammai un solo la cui causa sia giusta, un solo contro il quale io non potessi, per la stessa ragione, approvare la perfidia. In mezzo agli sdegni ed agli odii da lui suscitati, il soldato non dorme tranquillo se non perchè crede impossibili le azioni infami. Per certo io non sono soverchiamente scrupoloso in fatto delle leggi della guerra, e la mia diserzione lo dimostra; ma se nel campo di battaglia, ove sono stato posto dallo Sforza, tra le sue squadre e nel giorno medesimo, io rivolgessi contro di lui le armi che egli mi ha affidate, -se io abusassi della sua fede per iscannare i suoi soldati, che. si credevano miei fratelli, quand’ancora io ne fossi applaudito a ‘Milano per avere tradito un traditore, la posterità più imparziale mi giudicherebbe e il nome di Piccinino non potrebbe più lavarsi da tale macchia.”