Pavone tra simbologia e cultura materiale nella sua rappresentazione – Eugenio Larosa
Il pavone è stato un animale carico di significati simbolici fin dall’antichità, con associazioni legate al mito e alla realtà.
Nella mitologia greca, il pavone era associato al mostro dai cento occhi, Argo, che Era mise a guardia della bella Io per impedire a Zeus di unirsi a lei. Mercurio uccise Argo, e Era trasformò gli occhi del mostro nella coda del pavone, diventando così il suo animale sacro. Virgilio (Aen. VII,791) chiama Argo “custode della vergine“.
Secondo le credenze antiche, la carne del pavone era considerata incorruttibile. Plinio il Vecchio narra che ogni anno il pavone rinasceva con nuove e splendenti piume.
Questo fenomeno è testimoniato anche da Sant’Agostino, che racconta un prodigio avvenuto a Cartagine (La Città di Dio, XXI,4). Gli fu servito un pavone arrosto e chiese che una parte del petto fosse conservata per osservare l’effetto del tempo su di essa. Dopo molti giorni, mentre altre carni si sarebbero deteriorate, quella del pavone rimase perfetta, mantenendo la sua integrità anche dopo un anno.
Secondo i principi cristiani il pavone è il simbolo dell’uomo perfetto, giusto e santo, che non è corrotto da alcun vizio poiché, secondo l’opinione degli antichi, la carne del pavone è incorruttibile (Sant’Agostino Gloss. C II Reg.). Come il pavone, che brilla di innumerevoli sfavillii, l’uomo giusto brilla di virtù, e come il canto del pavone mette in fuga i serpenti, l’uomo giusto mette in fuga il demonio con la sua preghiera (Sant’Agostino, De Civitate Deli, Lib.III, c.IV).
Il legame tra pavone e angeli viene ripreso nel Trattatello in laude di Dante di Boccaccio (1350ca.). «Il paone tra l’altre sue propietà per quello che appaia, n’ha quattro notabili. La prima si è ch’egli si ha penna angelica, e in quella ha cento occhi; la seconda si è che egli ha sozzi piedi e tacita andatura; la terza si è ch’egli ha voce molto orribile a udire; la quarta e ultima si è che la sua carne è odorifera e incorruttibile».
L’autore continua paragonando la Divina Commedia al pavone, per certe sue caratteristiche simboliche, poi ragiona che, siccome gli angeli volano (anche se ammette di non aver mai visto un angelo), devono avere le penne, e, dato che nessun’altra penna è bella come quella del pavone, essa è la vera “angelica penna“.
Gli aspetti simbolici negativi del pavone (per Boccaccio “la voce del paone è sonora e orribile” e nei Bestiari era portatore di vanità e alludeva alla concupiscenza) arretrano davanti alla ulteriore accezione anche cristologica, per la quale il pavone ricorda lo Spirito Santo e la Resurrezione, poiché l’uccello in autunno perde il magnifico strascico che ricresce poi con i primi tepori, ricordando il tema gioioso della rinascita.
NELLA PITTURA
Ritroveremo il tema dell’ “angelica penna” nella pittura di tutto il XV° secolo non solo italiana, dove possiamo trovare gli angeli dell’Annunciazione di Fra Angelico (Museo San Marco , Firenze) oppure quelli del Bernardino da Siena del Mantegna (Pinacoteca Brera, Milano) o ancora nell’Annunciazione di Filippo Lippi (National Gallery of Art, Washington) , ma anche nella pittura straniera.
Prendiamo ad esempio Memling, rappresentante eccelso della pittura fiamminga, nella sua annunciazione datata 1465 rappresenta l’angelo con ali composte da piume di pavone , sempre con Memling troviamo il polittico Beaune detto anche Altare del Giudizio dove angeli ed arcangeli hanno ali con piume di pavone.
Il tema della sua incorruttibilità materiale e della sua bellezza porta il pavone ad essere spesso utilizzato in epoca rinascimentale, la riscoperta dei classici oltre che il forte simbolismo religioso ne fanno uno degli animali più presenti non solo nelle opere degli artisti del ‘400 ma anche nelle celebrazioni civili e militari del periodo.
NEI MATRIMONI
La carne con il suo simbolismo associata alla figura di Giunone, divinità del matrimonio e del parto nonché protettrice del sacro pavone, era spesso utilizzata nei banchetti più importanti.
Durante le Nozze di Costanzo Sforza con Camilla d’Aragona (1475), Iride (simbolo del matrimonio e della ricchezza che questo porta) viene rappresentata da una dama con : “.. ai piedi aveva un paro di borzeghini di penne d’oro e di pavone. Innanzi andava, per insegna, un grandissimo Pavone con un collaro di gioie e una cometa d oro nel petto, ed in un piede aveva una massa d’oro, e nell’altro una d’argento.”
Per il matrimonio tra Gian Galeazzo Maria Sforza e Isabella d’Aragona nel febbraio del 1489, durante il banchetto gli inservienti vestiti in abiti classici portano le vivande al tavolo degli invitati e qui ritroviamo Iride :”Iride venne poi offrendo un pavone tolto dal carro di Giunone, e rammentò il destino di Argo“.
Troviamo lo stesso modus operandi anche in molti altri banchetti nuziali più o meno noti, il matrimonio del Duca d’Urbino Federico da Montefeltro e Battista Sforza oppure nel banchetto nuziale tra Ercole d’Este, Duca di Ferrara ed Eleonora d’Aragona figlia di Ferdinando d’Aragona re di Napoli.(Fabrizio Frizzi – Memoria per la Storia di Ferrara).
NELLE ARTI MARZIALI
Si fa di nuovo presente il legame tra la forte simbologia del pavone e il classicismo tanto di moda nelle corti del ‘400 italiano.
Le piume di pavone, che potevano rappresentare l’occhio e il giudizio divino, oltre all’incorruttibilità dell’uomo di fronte ai vizi materiali, venivano spesso utilizzate per adornare i cimieri degli uomini d’arme. Questi, secondo l’immaginario classico, dovevano incarnare i valori e l’onestà dei veri campioni.
In merito all’utilizzo delle piume di pavone negli elmi si fa di nuovo riferimento al classicismo di Esopo e alla sua Favola : Il Pavone ed il Soldato.
Un soldato aveva ornato il suo Elmo di piume di Cappone(in alcune traduzioni troviamo Struzzo) . Il che vedendolo un pavone disse “Io ho molte più belle penne” e fece ruota a mostrarle,- Il soldato prese il pavone, e mise le sue penne nell’elmo, il pavone allora privato delle sue penne, si doleva che egli stesso era stato causa del suo male.
Questa novella faceva parte degli insegnamenti che nelle corti europee venivano dati ai futuri principi con lo scopo di insegnare che “a mostrare cose preziose s’incita altrui a rapirle“.
Nel 1447 durante l’assedio di Piacenza Francesco Sforza individua gli uomini d’arme più valorosi intenti nello scalare le mura dalle loro piume di pavone sui cimieri . (Storia di Milano – Bernardino Corio)
Lo stesso Francesco Sforza, appena liberato dalle carceri napoletane e vedendo i suoi uomini “fiacchi” li ammonisce sulle comodità della vita di corte e dei suoi sfarzi, prendendo a colpi di spade un cimiero particolarmente ricco (non ci è dato a sapere se le piume fossero di pavone, ma essendo considerate tra le più ricche potremmo intuirne la loro presenza) e ricordando a loro che il valore non è solo questione di beltà.
A Firenze nel 1460 per una giostra non vi erano abbastanza piume di pavone per tutti i giostranti e per questo si trova una commissione ad un dipintore per “la pictura de fogli a far piume de pavone”.(NERIDA NEWBIGIN, Feste d’Oltrarno. Plays in Churches in Fifteenth-Century Florence)
Nell’opera di Paolo Uccello la famosa “Battaglia di San Romano”, nel pannello conservato presso il museo degli Uffizi di Firenze e che rappresenta il disarcionamento di Bernardino della Ciarda, troviamo tra i tanti un cavaliere con Cimiero con piume di Pavone.
Con il passare del tempo, le piume di pavone e l’animale stesso divennero sempre più presenti negli stemmi nobiliari delle diverse casate europee, simboleggiando prestigio e nobiltà.
Durante l’intero XV secolo, nelle corti italiane era diffusa l’attenzione per lo studio dei grandi classici. Questo approfondimento faceva parte integrante dell’educazione dei futuri principi, che apprendevano così la storia dei condottieri e non solo. La conoscenza della cultura classica era considerata essenziale per la formazione di un vero sovrano.
L’influenza del classicismo si rifletteva quindi anche nel simbolismo del pavone, che rappresentava una connessione tra la potenza degli antichi e l’ideale di virtù e nobiltà incarnato dai nobili del Rinascimento.
NELLA CERAMICA
Il motivo della Piuma di Pavone viene ripreso anche nella Ceramica Faentina del periodo, simbolo di Resurrezione e rinascita, viene riproposto su tutti i manufatti in ceramica che spesso venivano esportati in tutta Italia e all’Estero.
Leggenda narra che il motivo della Pavona sia stato particolarmente amato da Galeotto Manfredi che ritornato trionfante dal suo esilio ferrarese portò con se la bellissima amante Cassandra Pavoni. In suo onore Galeotto fece adornare i palazzi di penne di pavone, da cui i ceramisti presero spunto per la decorazione. Ma la ragion di stato volle maritare Galeotto con Francesca Bentivoglio, figlia di Giovanni II potente signore di Bologna.
La storia tra i due amanti continuò (Galeotto ebbe 3 figli da Cassandra) fino al tragico assassinio del signore di Faenza da parte della moglie. La simbologia del pavone è comunque spesso doppia , preso a simbolo della bellezza spesso è affiancato anche alla boriosità e alla vanità dell’animale, che si mostra facendo ruota pur di apparire bello.
NEL TEMPO
Con il passare del tempo e l’influenza di credenze pagane, si sviluppò l’idea che le piume del pavone potessero portare sfortuna. L’occhio caratteristico delle piume, ricordando il malocchio, divenne oggetto di superstizioni diffuse nei secoli successivi. Ciò che un tempo veniva considerato simbolo di potere e nobiltà, come nel caso delle piume del pavone nel Rinascimento, acquisisce nuovi significati nel corso dei secoli successivi.
È affascinante notare come nel corso della storia i significati simbolici possano trasformarsi, adattandosi alle credenze e alle interpretazioni del tempo. Ciò riflette l’evoluzione della società e delle mentalità umane, che continua a plasmare il modo in cui percepiamo il mondo e le sue simbologie.
Bibliografia :
Esopo – Favole
Virgilio – Eneide
Sant’Agostino d’Ippona – De Civitate Dei
Ovidio – Ars Amandi
Plinio Il Giovane – Epistolario
Giovanni Boccaccio – Trattatello in Laude
Anonimo Contemporaneo – Le Nozze di Costanzo Sforza con Camilla di Aragona celebrate in Pesaro nel 1475
Fabrizio Frizzi – Memoria per la Storia di Ferrara
Bernardino Corio – Storia di Milano
Nerida Newbigin – Feste d’Oltrarno. Plays in Churches in Fifteenth-Century Florence
E. Garbero Zorzo – Festa e Spettacolo, in Federico di Montefeltro
Articolo pubblicato sul sito di FAMALEONIS – Pavone tra simbologia e cultura materiale nella sua rappresentazione – https://www.famaleonis.com/pavoneculturamedievale.asp