Siamo nel 1462 il Duca Federico da Montefeltro, capitano generale dei pontifici, è impegnato in una campagna contro Sigismondo Malatesta signore di Rimini.
L’Orsini (capitano pontificio) invia un messo a Sigismondo Malatesta, tal Corso, caporale e fedele servitore di Federico da Montefeltro.
Il Malatesta, conoscendo l’affetto tra i due, tenta di farlo passare dalla sua parte ma questi pur conoscendo la crudele fama del Malatesta preferisce rimanere suo prigioniero piuttosto che disertare dal suo signore.
Il Malatesta si dice che avrebbe risposto ::
“Ed io ti lodo di questa determinazione ; e per darti una prova della stima e benevolenza mia , fin da questo punto in piena libertà ti pongo , e al tuo signore ti restituisco.
Vanne dunque a lui, e digli che io non gli sono quel nemico che mi crede.
Digli che abbiamo combattuto fra noi per tanti anni , e che sarebbe tempo di smettere gli odi, e con gli odi anche le armi : che se io riconquistai Sinigaglia, ciò feci con buon diritto, perchè ingiustamente mi fu tolta : digli che badi bene a quel che fa.
Egli cerca di rinforzare la potenza del papa, il quale ora, bisognoso della sua spada, gli si mostra amico ; ma tenga bene a mente, che i suoi favori non si istenderanno oltre all’utile ; e quando potrà, senza badare ai passati suoi meriti, non mancherà di opprimerlo : ciò essere soliti fare i papi quando alla ragione del dominare hanno congiunte le forze di sostenerla : ciò essere costume di tutti potenti.
Non respinga , dunque, Federico l’ amicizia mia : e consideri che straziandoci a vicenda , ci divoreremo l’ un l’ altro ; ma uniti e concordi , niuno ci potrà nuocere.”