Targoni nel XV secolo italiano: Dettagli pittorici di Lo Scheggia – Eugenio Larosa
L’opera d’arte in questione è un frammento del fronte di un cassone intitolato “Storia di Traiano e la vedova”, attribuito a Giovanni di ser Giovanni, conosciuto come Lo Scheggia, fratello minore del più conosciuto Masaccio. Questo capolavoro risale al 1440 ed è stato a lungo identificato come opera del Maestro del Cassone Adimari e Mastro di Fucecchio.
Dal punto di vista della ricostruzione storica, questo dettaglio pittorico è particolarmente interessante per la rappresentazione di due Targoni rettangolari, che sono riprodotti con un notevole grado di dettaglio, considerando le dimensioni dell’opera stessa. I Targoni sono presenti sia sul fronte che sul retro del cassone.
Nel contesto del XV secolo italiano, il termine “targone” o in volgare “tarcone” si riferisce a uno scudo di grandi dimensioni. Si ritiene che il nome derivi dalla targa, uno scudo di dimensioni più ridotte comunemente utilizzato dalle cavallerie. Le forme dei targoni potevano variare, sebbene quelle rettangolari e ovali siano le più comuni nell’ambito italiano. La dimensione del targone doveva essere sufficiente per consentire al suo portatore di proteggere quasi l’intero corpo.
Di solito, il targone veniva utilizzato da un soldato chiamato “targoniere” o “tarconiere”, la sua funzione principale era quella di proteggere i tiratori, come balestrieri e schioppettieri, che erano vulnerabili agli attacchi avversari mentre si concentravano sulle proprie armi a distanza. Il targoniere forniva una copertura mobile per questi soldati, permettendo loro di mantenere una posizione difensiva. Il suo impego rivestiva un ruolo cruciale nella difesa dei combattenti soprattutto durante la fase di assedio.
È importante sottolineare che mi riferisco specificamente al termine “Targone” anziché “Palvese”, poiché dalla figura in secondo piano è evidente che la protezione offerta è solo parziale e non completa come ci si aspetterebbe da uno scudo come il Palvese.
Dal Targone del soldato in primo piano, possiamo osservare il sistema di fibbie e corregge utilizzate per l’imbracatura del Targone stesso. Il soldato che mostra il Targone sul fronte, con un disegno di un drago, ci permette di notare la curvatura convessa della struttura. Attraverso opportune proporzioni, potremmo persino ricavare le misure approssimative del Targone.
Questo dettaglio pittorico ci offre uno spunto interessante per esplorare le tecniche di armamento e difesa dell’epoca, nonché per comprendere meglio l’iconografia e le rappresentazioni artistiche di quell’era. Ci invita anche a riflettere sulle diverse tipologie di protezioni utilizzate dai soldati e sulle loro funzioni specifiche in contesti di battaglia.
L’opera di Giovanni di ser Giovanni, Lo Scheggia, rappresenta un prezioso documento visivo che ci permette di immergerci nel mondo della storia e dell’arte del Quattrocento italiano. Continuando ad esaminare dettagli come questi, possiamo approfondire la nostra comprensione del passato e apprezzare ancora di più l’eredità culturale e artistica che ci è stata tramandata.
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