Una lettera di Giovanni dalle Bande Nere dall’assedio di Pavia – Eugenio Larosa
Nella tumultuosa Italia del Rinascimento, una lettera giunge dai campi di battaglia che circondano Pavia.
È il 10 febbraio 1525, e Giovanni de’ Medici, celebre condottiero e destinato a divenire figura leggendaria, scrive al cognato, il Cardinale Giovanni Salviati, che si trova a Piacenza.
Composta durante l’assedio di Pavia nel 1525, nell’ambito della guerra tra Francesco I di Francia e Carlo V d’Asburgo, questa missiva offre un vivido spaccato della vita quotidiana nei campi di battaglia dell’epoca.
Il documento si caratterizza per uno stile epistolare tipico del tempo, nel quale le comunicazioni operative si mescolano con note personali e formali.
Giovanni aggiorna il cardinale sulla vicinanza del campo nemico e sulle schermaglie quotidiane, evidenziando sia la partecipazione diretta del re e della corte, sia i risultati limitati delle azioni sul campo. Di particolare rilievo è la menzione delle perdite subite e del risarcimento accordato dal sovrano, a testimonianza del rapporto tra il condottiero e il sovrano francese.
LA LETTERA
1525, 10 di febbraio
Giovanni De Medici al Cardinale Giovanni Salviati , a Piacenza
Reverendissimo Monsignor mio. Occurrendome mandare il presente insino ad Piacenza ad sollicitar messer Gioyan venetiano, me meni alcuni cavalli quali ha comperati per me, che al presente me scrive trovarse in Piacenza, non l’ho voluto lassar venire senza mia lettera; et non havenno altro da scrivere , li scrivo come, Dio grazia, son sano et de bona voglia; el campo de’nimici, vicino al nostro ad tiro de cannone, et ogni giorno le più belle scaramucce del mondo facemo alla presentia del re et de tutta la corte , et insin dentro alle tende de’nimici. Vero, che non vi si ha altro guadagno, che de qualche scoppettata. Pur, rengratiato Idio, in lamia compagnia de cavalli io non ho hauto danno se non de tre homini da bene, morti; vero che de’ cavalli ne son guastati assai: perhò el re l’altro giorno donò seicento scuti alla compagnia, per li cavalli fumo guasti ad sua presentia. Costoro vanno per travagliarne, et noi starno saldi ad Pavia: se ne vengono ad trovare, farranno conto con noi. De quanto succede V. S. serrò advisata da me, o vero lo intennerà da altri. Altro non me occorre.
Ad V. S. sempre me ricommando.
In castris felicissimis contra Papiam , die x februarii MDXXV.
De V. Rev. et Illma. S.
Servitore e cognato, Iovanņi de’ Medici
Fonte
Archivio Storico Italiano, Vol. 9, No. 2 (18). Dispensa Seconda (1859)
Una lettera di Giovanni dalle Bande Nere dall’assedio di Pavia – Eugenio Larosa