Girolamo Riario arrivo Forlì – Eugenio Larosa
Di seguito un documento interessante conservato presso la Biblioteca Nazionale di Firenze nel fondo Manoscritti (II, 368). Questo documento ci racconta dell’arrivo a Forlì di Girolamo Riario, il nuovo signore della città. È una missiva anonima datata 15 luglio 1481, il giorno dell’entrata di Riario nella città di Forlì.
Copia dello Ordine con lo quale e intrato il S. Conte Jeronimo in Forlì a di XV Luglio 1481 a hore XXI
Per onorare e magnificare la dieta intrata era la strata de S.ta Croce per insino alla porta delli Codogni tutto de busso lauorata e fatta ad archiuolti e feste allantica dalle bande alle quale staseano tutte le ciptadine et donne de ditta città richamente in ordine.
Con soni di trombetti alle poste: li primi che intrasseno: Introrno fanti cento con lame lunghe e cento con tarchette de quegli che vengono de Roma e presono benissimo in ordine le boche delle strade che rispondono suso la piazza:
Pur chon bono ordine et chon trarre bombarde et ischiopetti intrò cento balestrieri chon le balestre chariche sanza verrettoni e colli pditti (predetti) fanti presono le boche delle ditte strate.
Dietro achostoro introrono cento altri fanti de quegli che sono state sino a ora in Forlì benissimo in ordine in mezo la piaza.
Cinque squadre de zente d’arme meglio in ordine che non se può dire intronno chon grande silentio e ordine, e suso la piaza si chompartinno in due parti chon son di trombetti e bombarde e schoppietti et con uoce al cielo Jeronimo,
Item 42 muli con forzerj et le sopraueste doro coperte tutte de rosato lauorato in zallo chon l’arme di
Uno squadrone di Jo. Fran.co da Tolentino meglio in ordine che li predecti se apresentò suso la piaza nanti a uno Castello de legnio li fabrichato chiamato: Otranto: nella quale erono Jannizeri assai dentro uestiti alla turchescha e tanto notabil chosa e tanto benchomposto quanto dire se possa, ma per quella sera non fu chombattuto perche chosi era ordinato.
Doppo quelle squadre intronno chon grand’ordine cento coppie di putti uestiti a una Liurea con li chapelli artificiati et con ghirlande et una palma de busso in mano per uno.
Intrò doppo li putti tutti li artisti della citta a dua a dua con le loro insegne e stendardi che furono in gran moltitudine di artisti.
Intro quattro Cittadinj, zoé l’orso, la N. delli orzellj M.Gismundo e Francesco de nomaj, quattro chiamati Ghonfalonieri zoe ciaschuno de loro et tutti li suoi del suo quartieri con lo Ghonfalone innantj.
Intrati tutti li predetti ch.’ furono, li Anziani che sono presidenti della Città intronno et si fermonno sotto la porta delli Codogni: aspettando il suo S.’ cholle chiaue della città suso una targa de argento colli quali era el prefato Jo. Franc.co da Tolentino.
Dapoi chostoro intro certj zentili huomini antichj daben e Canciellerj del prefato S. Conte.
Drieto alloro intro quatto mule e quattro chaualli doppoi cholle Selle ed fornimenti dargento fine dorati, quali erano e sono della Madonna et octo gharzonì in giupponj che li menauano uestiti di seta paonaza e calze alla douisa.
Item dodici ragazzinj achauallo de chaualli piati ‘ tutti e dargento et li fornimenti dargento dorati lauori sottilissimi e degni li ragazj chon giupponi darzento paonazo et zorneecremesine.
Octo camerieri tuttj uesiti de broccado darzento et con li suoi caualli forniti di uelluto.
Dietro dalloro alquanto divisi da essi entrò Antonello da Forlì e Carlo da Lipranda mallese (maltese?) e Jo. Francescho da Bagnio questi d argento tutti tre e quattro altri Romanj vestiti de brochati d oro e collane e zoie assai.
Elchonte Jeronimo dilungato dalli ditti per mezo tratto di pietra colla donna sua se ne veniua passo passo in mezo ventiquattro suoi provisionati tuttj questi di seta verde in giupponi cholle chalze alla divisa sua chon ronche in spalla et Catalane a lato et lui vestito con uno zuppone zetani cremesino et una zornea d oro biancho suso uno cavallo bajo grosso fornito tutto de drappo d oro et la predetta Madonna con una vesta dignissima d oro con foza (foggia cioè moda) franzese in testa se apresentarono suso detta porta de Cotogni.
Con li quali Jo. Franc.co De Tolentno colli ditti anziani uno delli quali fece in vulgare una oratione, se fecero inchontro e appresentarongli le Chiavi di detta Citta le quale detto omo tolse e dette lì ad uno suo ch’era li et portolle sempre in mano.
Dietro de loro S.rie veniuano pian piano le donzelle et le matrone della sudetta Madonna et alcuni altri huomini da bene.
E dentro la terra presso la porta se li ferono contra al prefato Signore x huomenj vestiti di biancho chon maze quali facevano fare largo e chomparirvi uno spiritello in arco altissimo, quale salutò la sua S.ima e chon laude e chon gloriarlo et magnificarlo Canto (cantò) solennemente in terza rima et in fine di sua oratione gridando tutta la turba Jeronimo “Jer.”
Così chaualcando le donne e damiselle uscivano dello ordine in mezo la strada toccavano la mano al prefato Signore. et Madonna: In questo intermezzo di tochare mano se gli fece inchontra uno altro Spiritello pure allegrandosi della venuta di Sua S.ima et magnificandolo andando più oltre e tuttavia tochando la mano, da grandissima moltitudine di gente seguitato se li fece in contra un altro spiritello pure allegrandosi della venuta di sua S.ima et magnificandolo.
Andando più oltra e tuttavia tochando la mano da grandissima moltitudine di gente seguitato, se gli fece in contra uno carro suso el quale fatto chon arte mirabile era uno paro d organi piccoli e due Cherichj, puttj picoli cantavano in detti organj la S.’ del prefato S. ‘di questi ne ricevetti piacerj assai, perseverando pure all andare suo con tochar mano, et sempre ridendo presso la piaza se schontro nello aggiraffo el quale era brutto, ma fatto chon grande artificio et alla sua presentia fe atti assai.
Intrato suso la piaza si fermo la sua S. mirando la piaza et la moltitudine delle persone costi astanti alle finestre, como per la piaza , verso la sua S. si mosse uno carro triumphale lavorato tutto a oro e suso el quale erono parechi huomeni famosi romani in cima del quale era la fama, ogniuno di loro fece sua oratione e finito il dire se avio dinanti alla Sua S.’ e andonno a S. Croce dove smontò sua S. e così smontato da huomeni vestiti di biancho quali lo haueuano in mezo come è detto di sopra, lo presono in alto portandolo lo posono in sullo Altare grande, intorno al quale li preti parati comenzorono a cantare Te Deum laudamus, e fatta questa oratione fu portato in sella, voltaronsi ad un’altra volta uia diritta pure alla piaza suso uno cantone la quale era un arcouolto molto degniamente lauorato: suso el quale arco era la Justitia: Temperanza: Forteza.
Le quali tutte quattro cantorno degnamente et perché el era hora tarda chaualcò al palazo doue giunti che e furono essendo per smontare parlò alla gran moltitudine con dire: Io me rachomando nelle vostre braccia, huomeni miej, li quali per leuarlo di sella erano parati, e poi disse elmio Corsiero fate sia salvo….etc…. et io dal canto mio faro il douero.
A Madonna la quale assurgia fu balestrata e portata suso, fu tolto il chauallo el fornimento tagliato in mille pezi, et perché era tutto oro ui si ferì tre huomeni fralloro.
E venuoto suso alla sala et camere oue non era altro apparecchio se non oro e seta, e arzento, e di molti Zittadini in ordine con trombetti pifferi; et tamburini, et lauati el prefato S. e Madonna honoramente, e tante chonfetioni dispensate e distribuite che era una piatà a ueder per terra.
Eravi una Credenza dargento del peso di 3000 libre aparechiata in la saletta e uno bacile grande doro e broncino grande doro e sei taze di cinque libre luna doro e uno Altaro tutto fornito doro e perle e seta. Pareva il paradiso a vedere e chontemplare tale chose.