Il 24 settembre del 1877, si combatté la storica battaglia di Shiroyama, un evento che segnò la fine dell’era dei samurai in Giappone.
Questa epica battaglia ha lasciato un’impronta indelebile nella storia e nella cultura popolare, tanto da ispirare le scene finali del celebre film “L’ultimo samurai” con Tom Cruise.
La battaglia di Shiroyama fu il culmine della ribellione di Satsuma, un movimento guidato principalmente da samurai provenienti dalla provincia di Satsuma, che si opposero al governo Meiji in seguito all’abolizione dei privilegi riservati alla loro classe. L’abolizione dei privilegi dei samurai fu percepita come un tradimento dei valori e delle tradizioni del paese.
In risposta, molti samurai organizzarono scuole paramilitari per preservare l'”antica via” e mantenere vive le antiche arti marziali. Il governo, preoccupato per l’espansione di queste scuole, cercò di sopprimerle, ma ciò portò a uno scontro aperto con i ribelli guidati da Takamori Saigo, un ex rappresentante della provincia di Satsuma nel governo.
Dopo una campagna militare infruttuosa, circa 500 samurai fedeli a Saigo Takamori si trincerarono sulla collina di Shiroyama, che dominava la città di Kagoshima sull’isola di Kyushu, ma mancavano praticamente di tutto: cibo, medicinali, munizioni.
I ribelli furono presto circondati da un imponente contingente di 30.000 soldati dell’esercito imperiale, che costruirono trincee e palizzate per intrappolare i samurai sulla cima della collina.
Il Generale delle truppe regolari giapponesi, Yamagata Aritomo, scrisse una lettera a Saigo Takamori, nella quale richiese un armistizio. La lettera lodava Saigo come un uomo di onore e riconosceva le sue motivazioni nel combattere per il futuro del Giappone. Tuttavia, la lettera non ricevette alcuna risposta.
Dalle navi ancorate nel porto di Kagoshima, la marina imperiale aprì il fuoco con l’artiglieria, bombardando le posizioni ribelli con oltre 7.000 proiettili.
All’alba del 24 settembre 1877, dopo una notte di incessanti bombardamenti, le truppe dell’esercito imperiale attaccarono la collina, costringendo i samurai rimasti a contrattaccare.
I samurai di Saigo combatterono con coraggio inumano, morendo in battaglia contro un nemico sei volte più numeroso e meglio equipaggiato, portando con sé principalmente solo le loro spade.
Alle 6 del mattino, solo 40 ribelli erano ancora in piedi, tra cui Saigo Takamori, gravemente ferito dagli spari nemici alla gamba e allo stomaco.
Impossibilitato a combattere Takamori, con l’aiuto del suo fedele seguace Beppu Shinsuke, si preparò per il rituale del Seppuku. Saigo guardò con calma verso est e poi si pugnalò lo stomaco con la sua spada wakizashi. Shinsuke, con un solo movimento, tagliò la testa del suo amico e leader, mettendo fine alla vita dell’ultimo grande samurai nella storia del Giappone. La guerra Seinan giunse così al termine.
Con l’inevitabile sconfitta che incombeva, gli ultimi samurai, con le spade sguainate, si lanciarono giù dalla collina verso le postazioni nemiche, venendo falciati da una tempesta di proiettili sparati dalle mitragliatrici Gatling dell’esercito imperiale.
Così, la leggendaria battaglia di Shiroyama segnò la fine dei samurai in Giappone.
In seguito, Saigo Takamori fu riabilitato dall’imperatore nel 1889 e dichiarato eroe nazionale. Lui e i suoi uomini pagarono il sacrificio supremo mentre difendevano i valori che consideravano giusti e buoni per le generazioni future. Saigo è ora riconosciuto come simbolo di onore, coraggio e impegno, e con la sua morte, lo spirito dell’antico e romantico Giappone dei samurai si spense definitivamente.